17 gennaio, Sant’Antonio. Prato e provincia pullula di forni e pasticcierie pronte a sfornare panini benedetti. E tutti gli anni, puntualmente ne correvo a comprare tre vassoini: uno per noi, uno per i miei genitori e un altro per i miei nonni. Perchè mio nonno, anche se all’anagrafe si chiamava Silvio, tutti, da sempre, fin dalla nascita l’hanno sempre chiamato Antonio. E nessuno di noi in famiglia ha mai festeggiato l’onomastico, da noi, in Toscana, non è tradizione. Fuori che per il 17 gennaio. Facevo uno squillo alla nonna, mentre tornavo da lavoro, lei si affacciava dal cancellino, io le lasciavo i panini per il nonno, e per lei ovviamente, e fuggivo di volata a casa a imbandire la tavola per il pranzo.
Quest’anno sarà diverso. Forse uguale, mangeremo lo stesso i panini. Li farò io, come l’anno scorso. Ma il mio adorato nonnino, non ci sarà per mangiarne uno, due, tre. Il 5 dicembre dello scorso anno, è volato in cielo. Nulla a che vedere col covid. Ma questo anno, si è portato via anche lui, il mio dolce e splendido nonno dalle mani calde come una stufa e dalla risata contagiosa. Mi piaceva tanto ridere con lui, mi metteva il buon’umore per tutto il giorno. Era cocciuto e testardo, con un cuore enorme. Mi ha voluto un bene immenso, come io ne ho voluto a lui. E mentre parlo di lui, mentre dagli occhi sgorgano lacrimoni, me l0 immagino sù, lassù, insieme a San Pietro che parlano di animali. Perchè il nome Antonio, che non è mai stato il suo ufficialmente, ma l’ha sempre calzato a pennello, perchè era un grandissimo amante degli animali, un grande allevatore di volatili di tutti i tipi. E sono sicura che al suo arrivo, si è aggiudicato le chiavi della voliera del Paradiso.
Nonno, questi panini sono per te, te ne lascirò uno sul davanzale. Quando vuoi, quando ti va, passa a prenderlo.
Questi sotto sono i panini hanno una pezzatura di 30 grammi. Mentre nella foto iniziale sono quelli da 20.
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