E se oggi si celebra il #worldpizzaday ovvero la #giornatamondialedellapizza non posso far altro che pubblicare una ricetta di gioventù: credo che ogni giovane abbia mangiato la pizza a taglio nei centri della città mentre si faceva le vasche in centro. Sa di merenda, di cena, di aperitivo, di cose buone, di spensieratezza! …
pane e lievitati
Pan coll’uva della zia Mary
Qui si parla di una storia antica. Una bambina innamorata degli impasti ed una biszia che sfornava dolci. Antica, vabbè dai, si fa per dire, non così antica se si parla di 35 anni fa, giusto? Il pan coll’uva della zia Mary era una tradizione nel periodo autunnale. Semplice, veloce e veramente genuino, altro che merende confezionate! Con quelle sue mani gracili e delicate non si dimenticava mai di me, che mi chiamava dal terrazzo per farmi sapere che i filoncini di pan coll’uva erano pronti, ma io lo sapevo già, perchè avevo sentito il profumo di buono nell’atrio dalle scale. E così mi faceva un fagottino ed io, mi mangiavo mollichina dopo mollichina ed ero serena.
Se volete altre ricette della mia zia Mary, ne trovate diverse sul blog, sempre antiche, ma mai scontate. Sanno solo di cose buone.
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Lussekatter
Day 13 – “Calendario dell’Avventour” – Europa, Svezia.
Il 13 Dicembre, non possono mancare i Lussekatter per niente al Mondo!!! Vengono chiamati Gatti di Santa Lucia e si preparano proprio il giorno di Santa Lucia. Qua in Toscana non c’è una tradizione per questa festa, non si contempla proprio (in realtà come ogni onomastico, non abbiamo proprio alcuna tradizione) però altrove la festeggiano più del Natale!
Santa Lucia è la protettrice della vista e portatrice di luce. E lo zafferano che si aggiunge ai Lussekatter simboleggia la luce durante il giorno più corto dell’anno. Sembrano dei piccoli ceri che illuminano l’oscurità.
C’è un’altra storia di origine cristiana, che tira in ballo Lucifero. Il demonio sarebbe apparso a Gesù nelle sembianze di un gatto, proprio mentre stava donando delle focaccine a un bambino.
Infine, una ‘lettura’ piuttosto quotata del Lussekatt indica nella forma una rivisitazione degli antichi simboli nordici.
Di storie intorno a questi dolcetti ce ne sono a bizzeffe. La mia preferita è sicuramente quella che, mangiandone uno, non solo toglie l’oscurità intorno e dentro noi, ma la sparge in tutta la famiglia sottoforma di amore. L’ho inventata io, ma comunque, è la mia preferita!
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Treccia Russa
Day 4 – “Calendario dell’Avventour” – Asia, Russia.
Questa volta nessuna e dico nessuna spezia. La foto parla da sola, una morbidezza straordinaria, un pan brioche profumatissimo che vi coccolerà l’anima ad ogni vostra colazione. E non è un pan brioche qualsiasi, questa è la Treccia Russa. La possiamo trovare in mille varianti: col il cacao, variegata, con l’uvetta e altri ben di dio, ma questa così semplice è la rivelazione del secolo.
La leggenda narra che questo dolce nasce da una storia d’amore, avvenuta chissà quanti secoli fa, in quella che oggi chiamiamo Russia. Vasilja era una ragazza innamorata perdutamente del giovane Dimitrji. Un giorno, presa dalla disperazione si recò da una maga che le diede un amuleto in cambio della sua bellissima treccia bionda. Mentre aspettava chissà quale magia, continuò a lavorare nel forno del paese e un giorno entrò il bell’amato attirato da inebrianti profumi. Quando la vide, Dimitrji arrossì. Ma quando Vasilja si tolse la pezzola dal capo, il ragazzo inorridì vedendola coi capelli corti. Arrabbiata e delusa si arrabbiò con la maga scagliando via l’amuleto e prese ad impastare ed ad impastare… l’anziano proprietario del forno le chiese cosa stesse facendo e lei tra le lacrime disse che l’avrebbe saputo il giorno dopo. L’indomani mattina nel paese si sparse un profumo inebriante e tutta la gente e gli altri fornai, attratti dalla curiosità, si recarono nel forno, così la ragazza uscì dal retro con la treccia russa calda e fumante. Un giovane fornaio di nome Aleskej rimase colpito dalla bellezza e bravura di Vasilija, lei tolse il fazzoletto dalla testa con tanta paura che Aleskej scappasse, lui invece la chiese in sposa.
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Pane arabo in padella velocissimo
Quante volte mi capita di arrivare a cena in fretta e furia senza la benchè minima idea di cosa cucinare. Oddio, in realtà molto poche, visto che mi faccio uno schema settimanale programmando i pasti e facendo la spesa diretta a quello che devo cucinare, organizzandomi anche prima. Ma questo solo da qualche anno a questa parte, da quando sono mamma devo avere tutto bene a mente, per andare una sola volta al supermercato, incastrando bene tutto quanto (anzi, se volete qualche schema, fatemelo sapere!). Però capita che ci sia un imprevisto in atto e salta tutta la programmazione. E questo pane arabo velocissimo in padella, versatile, si fa in un lampo e soddisfa anche i palati più esigenti! Le opzioni salvacena restano indubbiamente i toast e questo pane arabo (la pizza da asporto non conta, sappiatelo!!!).
Ed eccovi svelato l’arcano mistero di una brutta foto. La furia di mangiare, era in agguato! Poi di sera, le foto…beh, parliamone!
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Cecìna e 5e5
Di sicuro conoscete a Cecìna, tipica torta di ceci fatta nel livornese a base appunto di farina di ceci. Ma non tutti conoscono il 5e5, ovvero il panino fatto proprio con la cecina all’interno. Io ho usato i miei panini americani ma sarebbe bene usare i panini francesi, una sorta di baguettine!
Un po’ di storia: a inizio Novecento, a Livorno, il prezzo del pane e il prezzo della cecìna era di 5 centesimi (si parla delle Lire eh) ciascuno e quando le persone andavano dal panificio chiedevano cinque centesimi di torta e cinque centesimi di pane e dicevano proprio “5 e 5”. L’accostamento piacque così tanto e si diffuse prendendo proprio il nome di “5 e 5”.
Per la Cecìna la storia è ancora più lontana, addirittura risale al 1200, e se ne vantano la nascita sia Livorno che Genova: un’imbarcazione genovese che trasportava prigionieri pisani si imbatté in una tempesta proprio nei pressi delle coste livornesi, la nave incominciò ad imbarcare acqua di mare mischiandosi assiame alle grandi quantità di ceci e olio fuoriscito da un barile rovesciato. Si formo’ così una poltiglia e i marinai, visto le scorte di cibo che mancavano, mangiarono quella pappetta. Il miscuglio poi, venne esposto al sole perché si potesse seccare e divenire più appetitoso e croccante.
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Plumcake Rustico
Se vi vengono subito all’occhio gli unicorni infilzati nel plumcake, potete benissimo indovindare chi sia stato! La Virginia è una fan sfegatata di ciò che è rosa, lilla, brilla, che abbia i glitter e unicorni. Infatti, questo goloso plumcake rustico da mangiare con i formaggi, gli affettati (ma anche così), l’ho preparato per il suo compleanno! E’ davvero buonissimo, va bene anche a merenda!
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Impasto Calzone
Ditemi, se avete un’idea, come si fa a fotografare BENE, una pizza o calzone belli fumanti. Che ti invogliano così tanto all’assaggio che sbraiti e non sai come fare a farli raffreddare pur di mangiarne un pezzetto? Così fotografi, a caso, senza pensare alle luci, alle ombre e alla prospettiva. Per fortuna sono pietanze che, anche se fotografate male, fanno gola lo stesso.
Questa ricetta, presa dal blog di Caffè Cannella è una delle ricette bomba! Finalmente ho l’impasto top per il calzone che piace tanto a me. E non è lo stesso impasto della pizza, non vi sbagliate. Il vero Calzone, ha un impasto tutto suo e sono davvero felice di avere trovato quello che fa per me!
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Panini di Sant’Antonio
17 gennaio, Sant’Antonio. Prato e provincia pullula di forni e pasticcierie pronte a sfornare panini benedetti. E tutti gli anni, puntualmente ne correvo a comprare tre vassoini: uno per noi, uno per i miei genitori e un altro per i miei nonni. Perchè mio nonno, anche se all’anagrafe si chiamava Silvio, tutti, da sempre, fin dalla nascita l’hanno sempre chiamato Antonio. E nessuno di noi in famiglia ha mai festeggiato l’onomastico, da noi, in Toscana, non è tradizione. Fuori che per il 17 gennaio. Facevo uno squillo alla nonna, mentre tornavo da lavoro, lei si affacciava dal cancellino, io le lasciavo i panini per il nonno, e per lei ovviamente, e fuggivo di volata a casa a imbandire la tavola per il pranzo.
Quest’anno sarà diverso. Forse uguale, mangeremo lo stesso i panini. Li farò io, come l’anno scorso. Ma il mio adorato nonnino, non ci sarà per mangiarne uno, due, tre. Il 5 dicembre dello scorso anno, è volato in cielo. Nulla a che vedere col covid. Ma questo anno, si è portato via anche lui, il mio dolce e splendido nonno dalle mani calde come una stufa e dalla risata contagiosa. Mi piaceva tanto ridere con lui, mi metteva il buon’umore per tutto il giorno. Era cocciuto e testardo, con un cuore enorme. Mi ha voluto un bene immenso, come io ne ho voluto a lui. E mentre parlo di lui, mentre dagli occhi sgorgano lacrimoni, me l0 immagino sù, lassù, insieme a San Pietro che parlano di animali. Perchè il nome Antonio, che non è mai stato il suo ufficialmente, ma l’ha sempre calzato a pennello, perchè era un grandissimo amante degli animali, un grande allevatore di volatili di tutti i tipi. E sono sicura che al suo arrivo, si è aggiudicato le chiavi della voliera del Paradiso.
Nonno, questi panini sono per te, te ne lascirò uno sul davanzale. Quando vuoi, quando ti va, passa a prenderlo.
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Cinnamon rolls
Mi volevo lasciare la ricetta bomba per il 25 mattina, come fosse un pacchetto lasciato da Babbo Natale sotto l’albero. Però mi sono detta…se svelo questa ricetta preziosa e meravigliosa solo a giochi fatti, come possono prepararla per colazione della mattina di Natale? Poi anche Babbo Natale, nella notte, ha bisogno di rifocillarsi e la cannella dona l’energia giusta per affrontare tutte le consegne!
Questi dolcetti si chiamano Cinnamon Rolls, anche se nella versione originale si chiamano Kanelbulle perchè provengono direttamente dalla Svezia. Ma negli Stati Uniti sono piaciuti talmente tanto, da dargli un nome tutto suo. Infatti tutti li conosciamo col nome americano, vero?!
Per gli amanti della cannella, come me, è un must da provare…ovviamente se non l’avete già provato a farli!
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